Il programma

Scarica il volantone programmatico in sintesi.

Il programma depositato in sede di presentazione della lista

 

Oggi la nuova resistenza in che cosa consiste. Ecco l’appello ai giovani: di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci vuole due qualità a mio avviso cari amici: l’onestà e il coraggio. L’onestà… l’onestà… l’onestà. E quindi l’appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto. La politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c’è qualche scandalo; se c’è qualcuno che dà scandalo; se c’è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato.”

Sandro Pertini

 Il Programma amministrativo che segue è frutto degli incontri con le cittadine, i cittadini, i comitati, le associazioni e i movimenti con il candidato sindaco Corrado Di Sante e la lista collegata “In movimento per i beni comuni Rifondazione Comunista – Verdi”


Il programma che segue è una traccia di lavoro che ci impegniamo ad arricchire con il contributo di tutti i cittadini e le cittadine che incontreremo durante e dopo la campagna elettorale.

E’ ora che Montesilvano decida se vuole vivacchiare nei vecchi vizi e senza prospettive oppure se intende costruire un cambiamento reale e non solo di facciata.

La nostra è una sfida per il cambiamento, per indirizzare Montesilvano verso una transizione che è ormai necessaria ed ineluttabile. Quella verso un nuovo modello di società e di sviluppo. Un modello che metta al centro i cittadini (con i loro diritti e i loro doveri) e i beni comuni, attraverso un processo di rinnovata partecipazione e protagonismo della cittadinanza.

Il modello di sviluppo basato sulla speculazione edilizia e la politica fondata su favori, raccomandazioni e affarismo non sono in grado di offrire prospettive a Montesilvano.

Nonostante le promesse elettorali c’è poco da aspettarsi da un’edilizia in crisi e da raccomandazioni sempre più scarse in tempi di restringimento della spesa pubblica.

Attraverso una nuova stagione della politica montesilvanese, emancipata dalle vecchie logiche delle cricche e dalle storiche cordate che ne hanno segnato l’infinita storia giudiziaria, è possibile immaginare un cambiamento che faccia di Montesilvano un gran bel posto dove vivere.

Abbiamo chiamato la nostra lista IN MOVIMENTO PER I BENI COMUNI perché le due formazioni politiche che la promuovono vogliono costruire un movimento di trasformazione della realtà locale che non si spenga dopo le elezioni. Soltanto una pratica diffusa di cittadinanza attiva può cambiare Montesilvano.

La nostra lista è parte del movimento globale che su tutto il pianeta si oppone alle politiche neoliberiste, al saccheggio dei beni comuni e alla guerra. Naturalmente siamo schierati all’opposizione del governo Monti.

I beni comuni, la democrazia partecipata e le “mani pulite” sono i tre cardini su cui costruire un nuovo modo di amministrare a Montesilvano.

Per noi “bene comune” non è uno slogan elettorale, ma una pratica di movimento in cui siamo direttamente impegnati da anni e che intendiamo portare dentro il Palazzo del Comune. I nostri eletti convocheranno con cadenza regolare assemblee nell’aula consiliare per discutere con i sostenitori della lista e tutti i cittadini e le cittadine interessati le questioni al centro dell’attività amministrativa.  Vogliamo essere più che rappresentanti a cui delegare portavoce di un lavoro collettivo da portare dentro il Consiglio. Un megafono per la cittadinanza attiva, critica, consapevole.

La nostra lista fa propri gli obiettivi e i principi della “Rete dei Comuni per i beni comuni” per contrastare le norme anticostituzionali del decreto di Berlusconi di Ferragosto, accentuate dal decreto Monti sulle liberalizzazioni, che obbligano di fatto i Comuni alla privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali e del patrimonio pubblico. Norme apertamente in contrasto con lo spirito e la lettera del recente quesito referendario su cui si sono pronunciati 27 milioni di elettori e 20.051 cittadini di Montesilvano.

Nella prima seduta del consiglio comunale presenteremo una mozione per l’adesione del comune alla Rete, nata a Napoli intorno all’amministrazione De Magistris, che costituisce un “patto dei Comuni” contro il “patto di stabilità” figlio della politica liberista europea sintetizzata dai parametri di Mastricht lesivo di ogni autonomia di Comuni intesi come enti di prossimità più vicini ai bisogni dei cittadini e contro l’estensione dei vincoli del “patto di stabilità” alle aziende speciali e “in house”.

Lo Statuto Comunale va modificato al fine di inserirvi la nozione giuridica di beni comuni, così come definito dalla Commissione per la Riforma dei Beni pubblici (la cosiddetta Commissione Rodotà).

Cominciamo dall’ACQUA BENE COMUNE

La battaglia per l’acqua bene comune ci ha impegnato per anni e non si è conclusa con la vittoria referendaria. Va proseguita anche a livello comunale.

Nello Statuto Comunale vanno inseriti il riconoscimento del Diritto umano all’acqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico,  il principio della proprietà e gestione pubblica del servizio idrico integrato e che tutte le acque, superficiali e sotterranee, anche se non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa da utilizzare secondo criteri di solidarietà; il riconoscimento che il servizio idrico integrato è un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, e quindi la cui gestione va attuata attraverso gli Artt. 31 e 114 del d. lgs n. 267/2000.

In relazione al primo punto va modificato il regolamento che consente al gestore ACA di procedere all’interruzione dell’erogazione dell’acqua ai morosi (senza acqua non si vive).

Presenteremo una delibera per l’adesione al “Coordinamento Nazionale Enti Locali per l’Acqua Bene Comune e la gestione pubblica del servizio idrico”.

I servizi pubblici locali – e in particolare il servizio idrico integrato – sono beni comuni che non vanno privatizzati ma neanche gestiti in maniera privatistica da parte del ceto politico. Trasparenza, efficienza, competenza si affermano soltanto rompendo con i sistemi di potere e le logiche che hanno caratterizzato il “partito dell’acqua” contro il quale per più di un decennio abbiamo svolto un’azione costante di denuncia a livello comunale, provinciale e regionale. Le inchieste della magistratura e lo stesso commissario regionale hanno confermato tutto ciò che abbiamo sempre sostenuto. Per questo riteniamo che – considerato il quadro di sprechi e assunzioni di esponenti di partito o loro raccomandati – che non sia intollerabile l’aumento delle bollette deciso trasversalmente nell’ultima assemblea dei sindaci (con il voto di PD-PDL- terzo polo e l’opposizione dei delegati di Rifondazione). Con la pubblicazione, in data 20 luglio 2011, del Decreto del Presidente della Repubblica n. 116 è stata sancita ufficialmente la vittoria referendaria e l’abrogazione della norma che consentiva ai gestori di caricare sulle nostre bollette anche la componente della “remunerazione del capitale investito”. Innanzitutto bisogna imporre il rispetto della volontà popolare e della legalità cancellando la quota della bolletta destinata alla remunerazione del capitale e quindi restituire le relative somme illegittimamente percepite (visto che il referendum aveva abrogato la norma l’ACA non avrebbe dovuto metterle in bolletta dall’estate 2011). Bisogna procedere alla trasformazione dell’ACA spa in un azienda di diritto pubblico come ha già fatto il Comune di Napoli. Il Comune di Montesilvano nell’assemblea dei sindaci dell’ASSI di Pescara deve proporre una decisa azione di taglio sugli sprechi del gestore ACA spa e vigilare sul rispetto degli impegni assunti nell’ultima assemblea dell’ASSI su pressione dei comitati. Il Comune di Montesilvano deve sostenere le proposte di  partecipazione dei cittadini avanzate dal movimento per l’acqua bene comune.

Una cosa deve essere chiara: la nostra visione dei beni comuni è alternativa sia alla privatizzazione che all’occupazione da parte di consorterie, cordate, cricche di esponenti politici.

LA CITTÀ È  UN BENE COMUNE: + verde – cemento

Vogliamo vivere in una città che investa sulla bellezza, l’innovazione, la qualità della vita, sulle energie rinnovabili, non su uno spartitraffico tra i centri commerciali e Pescara. Un grande urbanista ha detto che la civiltà di un popolo e di una città si misura dalla quantità e dalla qualità del verde pubblico a disposizione dei cittadini. Montesilvano ha bisogno di spazi per stare insieme e verde per respirare.

In una città come Montesilvano, cresciuta in maniera selvaggia e disordinata a causa delle connivenze tra politici e costruttori,  innanzitutto va affermato che il territorio è un bene comune. Lo STOP AL CONSUMO DI SUOLO e la rapida approvazione di una variante al PRG che blocchi l’edificazione sulle aree ancora miracolosamente libere dal cemento è il primo passo per riqualificare la città e rimettere al centro la qualità della vita non la rendita dei soliti costruttori. Montesilvano ha bisogno di verde e servizi non di altro cemento! E i posti di lavoro? L’edilizia va indirizzata verso la riqualificazione, la riconversione energetica e il rinnovo del patrimonio edilizio esistente invece di consumare le ultime porzioni di territorio. Va predisposto in collaborazione con l’Università, la Soprintendenza e le associazioni un censimento degli edifici storici che vanno sottoposti a tutela. L’urbanistica dovrebbe servire a immaginare come rendere più bella e funzionale la città. E su questo aprire dibattiti pubblici e confronti su come renderla migliore. Per esempio merita un’attenta riflessione l’idea rilanciata recentemente dall’artista Sergio Sarra di arretrare la strada della riviera dietro alla pineta ricongiungendo il verde della riserva alla spiaggia e al mare.

Tutti diranno che vogliono il parco fluviale e la bonifica del Saline ma lo stato del nostro fiume è il simbolo di quanto poco a Montesilvano siano stati valorizzati i beni comuni dalle amministrazioni prima di centrosinistra e poi di centrodestra. Noi rivendichiamo anni di denunce e lo stesso commissariamento del Comune per la «reiterata inerzia» e la mancata bonifica. Nella conferenza di servizi del 6 dicembre 2010 il Ministero dell’Ambiente aveva intimato alla Regione di procedere al commissariamento del Comune e alla nomina di un commissario ad acta per la produzione dei risultati del piano di caratterizzazione e la messa in sicurezza della discarica di Villa Carmine, per la “reiterata inerzia” della giunta comunale di centrodestra. La Regione ha cincischiato per un anno per coprire la Giunta amica ma alla fine, grazie alle nostre interrogazioni, ha dovuto procedere. Una delegittimazione completa dell’amministrazione uscente. Il Saline deve diventare da Sito di bonifica di interesse nazionale un luogo restituito alla frequentazione della comunità come accade in qualsiasi città europea.  Questo è possibile se l’ambiente diventa una priorità dell’amministrazione attivando rapporti di collaborazione fattiva con le associazioni ambientaliste. La battaglia per una gestione trasparente ed efficiente del servizio idrico integrato riguarda anche la depurazione a Montesilvano e nei comuni a monte. La cattiva politica puzza e inquina.

CAMBIAMO ARIA: + bici – auto

L’inquinamento atmosferico ci costa molto in termini di salute: gli studi epidemiologici dimostrano come decessi, malattie cardiovascolari, polmonari o problemi all’apparato respiratorio aumentano al peggioramento della qualità dell’aria e in modo diretto rispetto alla concentrazione delle sostanze inquinanti in atmosfera. Innanzitutto è necessario un monitoraggio reale e capillare della qualità dell’aria e a Montesilvano in questo momento è attiva una sola centralina (a Pescara ce ne sono sei). Bisogna ridurre la congestione e l’uso dell’auto privata in città attraverso un mix di interventi su scala di area metropolitana – un Piano della mobilità metropolitana – ma l’amministrazione uscente non ha approntato alcuno strumento neanche su scala comunale nonostante le previsioni di legge e nemmeno qualche misura per ridurre l’impatto del traffico urbano sulla qualità dell’aria cittadina. Cordoma non è riuscito a coordinare neanche la chiusura domenicale estiva della riviera con Pescara. Il disinteresse per la stazione FS e il trasporto ferroviario che costituisce la modalità più veloce per muoversi sulla costa la dice lunga sull’inconsistenza dell’amministrazione. Lo stesso progetto della filovia risulta discutibile, obsoleto quanto costoso, caratterizzato negativamente dalla scelta di un mezzo assai ingombrante e di un percorso che toglie uno spazio come la “strada-parco” a bici e pedoni mentre le strade circostanti rimangono dominio delle automobili (al momento è oggetto di un’inchiesta della magistratura sulla base di esposti presentati da Rifondazione e da associazioni e cittadini). La mobilità sostenibile è condizione indispensabile per una migliore qualità di vita: meno traffico significa aria pulita, meno rumore, spazi pubblici restituiti ai pedoni, sicurezza nelle strade. Garantire la qualità dell’aria è possibile soltanto puntando sulla mobilità sostenibile, il trasporto pubblico, una rete di piste ciclabili. Per questo proponiamo che il comune di Montesilvano lavori per l’incentivazione dell’uso della bicicletta e a tal fine proponiamo un piano di azioni a partire dall’introduzione del bike-sharing, trasporto bici sui bus (a servizio degli abitanti di Montesilvano colle), servizio etichettatura elettronica bici contro i furti. Come denunciato dalla campagna europea #salvaiciclisti a cui aderiamo la precondizione per una crescita esponenziale dell’uso della bicicletta nella vita quotidiana è la sicurezza per i ciclisti di non essere investiti da veicoli motorizzati: sono a tal fine indispensabili una rete di piste ciclabili, attraversamenti stradali protetti, far rispettare i limiti di velocità stabiliti per legge e istituire da subito delle “Zone 30″ (zone con limite di 30 km/h) e “zone residenziali”, contrastare il fenomeno del parcheggio selvaggio (sulle strisce pedonali, in doppia fila, in prossimità di curve ed incroci, sulle piste ciclabili), realizzare un Piano Quadro sulla Ciclabilità o Bici Plan, monitorare e ridisegnare i tratti più pericolosi della città per la viabilità ciclistica, dotare ogni strada di nuova costruzione o sottoposta ad interventi straordinari di manutenzione con un percorso ciclabile, promuovere una campagna di comunicazione per sensibilizzare tutti gli utenti della strada sulle tematiche della sicurezza. Doveroso organizzare un servizio “pedibus” per l’accompagnamento a piedi dei bambini nei percorsi casa-scuola e potrebbe anche essere adottato sul modello olandese il “bicibus”.  Una città turistica dovrebbe essere una città che migliora la qualità della vita e dell’aria e nella quale ci si muova facilmente a piedi e in bicicletta e con i mezzi pubblici. O no?

Le precedenti amministrazioni non sono state capaci neanche di predisporre un PIANO ANTENNE, strumento di pianificazione con il quale un Comune può regolamentare e individuare i siti dove i gestori possono installare le antenne per la telefonia,  fissando aree di divieto per un raggio di 300 metri intorno a scuole e altri luoghi sensibili (a Pescara il piano – elaborato da Rifondazione -è stato approvato da anni).

L’alternativa allo scempio edilizio è il governo del territorio basato su scelte condivise e partecipate dai cittadini, ispirate alla qualità e alla sostenibilità dello sviluppo urbano.
Bisogna puntare sull’economia verde, grazie all’efficienza energetica, alle rinnovabili e alla riduzione dei rifiuti.

Soltanto in un contesto di riconversione ecologica è possibile non solo migliorare la qualità della vita dei residenti ma anche rilanciare l’economia sia turistica che nei settori più innovativi.

Quelli che l’intreccio affari-politica ha trasformato in problemi possono diventare opportunità e occasioni per creare lavoro buono.

La percentuale di raccolta differenziata di Montesilvano è al di sotto di quella di Napoli nei giorni dell’emergenza. E stiamo anche retrocedendo: nel 2010 la percentuale era del 14,70%, nel 2011 è scesa al 13,18%. In tale ottica proponiamo che il comune di Montesilvano faccia propria la strategia RIFIUTI ZERO puntando su raccolta porta a porta, riduzione, riciclaggio e riuso. Non vogliamo inceneritori e discariche obsolete, ma un’impiantistica adeguata sul modello dei comuni più avanzati. Una filiera che può produrre lavoro e reddito. Rivendichiamo alla nostra battaglia in Consiglio regionale l’aver finora impedito in Abruzzo la realizzazione di inceneritori. Centrodestra e centrosinistra hanno fallito la sfida perché a livello comunale, regionale e dei consorzi hanno dimostrato incompetenza, corruzione, clientelismo sfrenato, intrecci maleodoranti con imprenditori del settore, ampiamente evidenziati dalle inchieste della magistratura.

ECOnomia

Dalla lettura di questa traccia dovrebbe essere chiaro che la nostra impostazione ambientalista rappresenta un presupposto indispensabile per dare respiro e futuro all’economia turistica della città.

E’ evidente che non si può lasciar fare semplicemente al mercato e che occorre un’azione sinergica per ampliare l’offerta turistica. Lo dimostra la stessa vicenda del Palacongressi che finora ha svolto un ruolo molto al di sotto delle aspettative.

Il Comune deve dare il suo contributo nella ridefinizione di politiche di sostegno alla creazione di microimprese in particolare giovanili, in settori quali le “imprese sociali”, il turismo, l’artigianato, l’economia sostenibile, la cultura e il divertimento ridefinendo strumenti come gli “incubatori di imprese” in modo più qualificato.

Il Comune metterà a disposizione locazioni calmierate e spazi di co-working, luoghi fisici con orari flessibili, compatibili con le più svariate attività e dotati di strumenti di lavoro destinati a chi non ha sufficienti risorse per iniziare un’attività o per chi è stato espulso dal mondo del lavoro e creare sinergie professionali e imprenditoriali stabili.

Vanno organizzati servizi di assistenza e consulenza relativi ai fondi europei, regionali e nazionali, di consulenza fiscale/ legale e anche relativa alla pianificazione e alla comunicazione destinati a chi vuole iniziare una nuova attività.

Mediante l’utilizzo del microcredito sono possibili politiche di sostegno e di avvio della piccola impresa individuale, con importanti ricadute in termini di accompagnamento all’imprenditorialità e d’inclusione sociale dei destinatari.

Vanno valutate forme di intervento diretto del Comune, mediante il co-investimento con altri investitori istituzionali (fondazioni) in fondi di investimento dedicati il cui scopo sia quello di destinare capitale ad iniziative nel micro-credito sul territorio cittadino.

Nella produzione si attivino sostegni alle attività locali, piccole imprese artigianali attraverso patti fra produttori, enti pubblici e banche locali, per una finanza al servizio della comunità, con promozione e sviluppo del microcredito e l’istituzione di una Banca Comunale senza interessi.

Le Botteghe Scuola, ospitate presso le aziende artigiane, potranno formare i giovani direttamente all’interno delle proprie strutture ricevendo incentivi dalla Regione per ogni “contratto formativo” tradotto in “contratto di lavoro”.

Si può sperimentare l’istituzione di un albo dei disoccupati e l’introduzione di un incentivo da parte del Comune per le imprese che assumono a tempo indeterminato:  cinquemila euro di “dote” ai lavoratori per chi li assume.

L’Amministrazione Comunale dovrebbe istituire una Consulta delle professioni e del lavoro autonomo con particolare attenzione alle nuove figure che non trovano collocazioni negli ordini professionali.

La petrolizzazione dell’Adriatico è una delle principali minacce per il nostro mare e per la nostra economia turistica. Montesilvano deve assumere un ruolo di leadership di un movimento delle città costiere per liberare l’Adriatico dalle trivelle. Stop al petrolio, difendiamo il nostro mare!

Stop alla proliferazione dei centri commerciali. L’amministrazione comunale avrebbe il dovere di difendere il piccolo commercio e la qualità della vita urbana (una cosa è passeggiare e fare compere altra muoversi in auto per fare il carico all’iper) ma non ha mai svolto alcuna azione di contrasto alla proliferazione della grande distribuzione che presenta nella nostra area la più alta densità per abitante d’Europa. Rivendichiamo con orgoglio di essere stati gli unici a svolgere in tutta l’area metropolitana una costante battaglia che ha portato alla moratoria alle nuove aperture e ad altre misure purtroppo per ora neutralizzate dalla deregulation di Berlusconi e Monti. PD e PDL e le loro precedenti incarnazioni sono stati complici a livello regionale, provinciale e comunale nel consentire in cambio di assunzioni clientelari e finanziamenti (e probabilmente altro) questa invasione di centri commerciali e outlet che ha avuto un impatto devastante sul tessuto socioeconomico, sulla vita urbana e in termini di consumo di suolo e aumento dei flussi di traffico automobilistico. E’ in corso di autorizzazione il raddoppio del Città SantAngelo Village e soltanto noi e le associazioni ambientaliste ci siamo attivati per cercare di fermarlo in sede di Valutazione di Impatto Ambientale regionale.

Per difendere i beni comuni ci vogliono le mani pulite.

Solo rompendo l’ultradecennale complicità tra politicanti e costruttori è possibile disegnare un modello di sviluppo innovativo.

Ma per riuscirci è fondamentale emancipare la politica e la cittadinanza da logiche vecchie fondate sul voto clientelare e l’appropriazione partitocratica e/o familistica della stessa amministrazione vista come un carrozzone da espugnare con la competizione elettorale per poi spartirne le risorse tra i vincitori.

Non crediamo che chi non ha il coraggio neanche di sottoscrivere l’impegno per l’esclusione dalle candidature delle persone rinviate a giudizio sia in grado di inaugurare una stagione di reale cambiamento.

Come scritto nel programma di Giuliano Pisapia e della coalizione che lo ha sostenuto a Milano noi riteniamo indispensabile porre delle regole chiare alla politica e ai partiti: “Esclusione dalla candidatura in liste o per nomine di indagati per mafia, rinviati a giudizio o condannati anche solo in primo grado per reati contro la PA, la fede pubblica e i reati cosiddetti “dei colletti bianchi”; superamento dei privilegi immotivati di eletti e rappresentanti; adozione del codice di comportamento europeo; un nuovo sistema per le nomine,  introducendo modalità pubbliche di esame preventivo delle competenze, di affidamento di precisi mandati, di controllo su quanto fatto”.

Purtroppo dobbiamo constatare che le regole che valgono per il centrosinistra a Milano non valgono per quello di Montesilvano.

Noi ci siamo battuti, ci battiamo e ci batteremo per introdurle nella vita amministrativa e politica comunale.

Dopo il fallimento della Giunta Cordoma bisognava dare vita a una esperienza autentica di rinnovamento come a  Napoli o a Milano, invece il centrosinistra sotto al marketing giovanilistico a Montesilvano punta di nuovo sugli Scilipoti di sempre.

Non è possibile parlare di cambiamento se i futuri consiglieri con la loro storia rappresentano l’esatto contrario.  Grazie alla nostra martellante campagna sulle liste pulite nella notte precedente la scadenza del termine di presentazione delle liste il PD ha tirato fuori dalla sua lista alcuni rinviati a giudizio dopo aver rifiutato per mesi di sottoscrivere tale impegno. Dimostrazione che solo se c’è chi con onestà e coraggio rompe omertà e complicità è possibile che cambi qualcosa.

Proprio perché difendiamo i beni comuni esigiamo il rispetto della legalità all’interno del comune e delle aziende, introducendo rigorosi codici di condotta, controllo continuo della conduzione di appalti e subappalti, verifica e revisione dei contratti in corso, piena estensione del sistema degli appalti in base alla “offerta economica vantaggiosa” e abolizione del “massimo ribasso”.

Noi vogliamo vivere in una comunità di cittadini non di sudditi. La pratica generalizzata della raccomandazione costituisce una violazione del principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione e costringe i giovani e le famiglie a umilianti riti di sottomissione ai politicanti locali. Tutto questo deve finire!

Stop alle raccomandazioni, ai concorsi truccati, alle consulenze e agli incarichi agli amici degli amici: proponiamo regolamenti che garantiscano parità di accesso e opportunità a chi cerca lavoro e ai professionisti.

E soprattutto stop alla corruzione senza se e senza ma.

Le nomine in comune, società, enti: sul piano procedurale bisogna pubblicare nel sito del Comune non solo l’elenco degli organismi e degli incarichi da ricoprire, le delibere di nomina e l’elenco degli incarichi ma anche tutti i curricula presentati e i compensi corrisposti; va istituita la modalità delle audizioni pubbliche per gli incarichi di maggior rilievo. Sul piano dei criteri sostanziali: vanno attribuiti incarichi a persone con curriculum che certifichino chiaramente le competenze richieste.

Lo stesso numero di candidati e la proliferazione di liste in occasione delle elezioni amministrative nonché il saltare continuo degli eletti da una collocazione partitica all’altra dimostrano che sempre più si perde il senso della politica come servizio.

Per questo proponiamo che si attui un programma di radicale taglio dei costi della “politica” a partire dalla riduzione ai minimi di legge di tutte le indennità previste per sindaco, assessori, consiglieri e membri cda società controllate e partecipate dal Comune e la riduzione del numero dei componenti della stessa Giunta al minimo consentito dalla normativa.

Dai rifiuti fino all’urbanistica non è possibile cambiare Montesilvano senza rigore sulla questione morale.

BILANCIO PARTECIPATIVO

Nella città della raccomandazione non c’è l’URP (Ufficio Relazioni con il pubblico).

Parlare di bilancio partecipativo a Montesilvano può sembrare incredibibile.

A noi sembra più credibile di ex-amministratori che non sono stati capaci neanche di aprire l’URP o forse non lo hanno aperto perchè preferiscono cittadini-sudditi che debbano rivolgersi al “politico” per ogni problema.

Oggi ci sono metodi, strumenti, conoscenze per praticare davvero la partecipazione e costruire la democrazia organizzata, la democrazia deliberativa. Ci sono gli strumenti (il web prima di ogni altro) per la conoscenza, la circolazione delle idee, l’organizzazione orizzontale e non gerarchica. Siamo stati i noi i primi a presentare delibere in Abruzzo e anche a Montesilvano per l’anagrafe pubblica degli eletti su internet.

Compito del nuovo Comune è costruire procedure deliberative, di assunzione delle scelte che incorporino in modo strutturale l’espressione di volontà anche in modo diretto (in un impianto che rimane di democrazia delegata) da parte dei cittadini. Ci ispiriamo all’esperienza di bilancio partecipativo, che ha visto un comune della costa adriatica assai simile a Montesilvano (ma governato da una lista “Solidarietà e partecipazione” di cui fa parte Rifondazione Comunista) come Grottammare diventare punto di riferimento a livello nazionale e internazionale. La città è di tutti e tutte e le scelte non possono essere prese da pochi nell’interesse di pochi. Per questo proponiamo la massima pubblicità dei consigli comunali, la loro convocazione in orari in cui possano partecipare i cittadini,  la loro trasmissione su web e su radio e tv locali. Non è accettabile che in Consiglio ci siano rappresentanti di se stessi e dei propri familiari che non si occupano del complesso della vita cittadina ma semplicemente di favori al proprio giro. La stessa sala consiliare, con il ridottissimo spazio per il pubblico, è un’emblema della scarsa partecipazione che finora ha caratterizzato la storia del Comune.

Tutte le politiche comunali debbono indirizzarsi verso l’uguaglianza tra uomini e donne. Decisioni politiche che appaiono neutre rispetto al genere possono avere un impatto diverso sulle donne e sugli uomini anche se tale effetto non è né voluto né previsto, perché esistono diversità sostanziali nella vita delle donne e degli uomini che rafforzano le disparità già esistenti. Dal bilancio di genere fino alla parità di presenze in Giunta molti sono gli strumenti che possono essere utilizzati per andare in tale direzione.

La E-democracy va sviluppata per consentire la consultazione dei cittadini, anche via internet: es. proposte di referendum di indirizzo con raccolta firme e voto on line con certificato elettorale digitale, osservazioni urbanistiche, ecc.

Va attivato un sistema di controllo permanente svolto da cittadini e utenti dei singoli servizi su qualità, efficacia e rendimento, anche attuando la legge che prevede un ruolo specifico delle associazioni dei consumatori.

Per dare vita al progetto di cambiamento sarà necessario trovare molte risorse e soprattutto liberare quelle già esistenti oggi ma destinate a capitoli di spesa discutibili: eliminazione degli sprechi e delle consulenze inutili, lotta all’evasione e all’elusione fiscale, ricerca di contributi a fondo perduto o a rimborso agevolato, efficienza amministrativa. La spending review facciamola dal basso!

Non si può fare cassa con la svendita del territorio anche se a Montesilvano è già una rivoluzione far pagare ai costruttori visto che finora i volumi glieli hanno praticamente regalati. Pensando di salvare il bilancio con gli oneri di urbanizzazione si producono danni all’ambiente e al paesaggio e tra l’altro il territorio del Comune è quasi totalmente cementificato. Questo sviluppo edilizio selvaggio ha prodotto non solo corruzione ma anche pigrizia della politica: chi ha guidato Montesilvano negli ultimi anni ha perduto molte occasioni per recuperare risorse. Noi dobbiamo sentirci impegnati quotidianamente nella ricerca di opportunità di finanziamento: fondi europei, statali, regionali e provinciali. In comune verrà costituita una task force sulle entrate, un gruppo di dipendenti deputato alla ricerca di finanziamenti e alla cura delle progettualità avanzate che sono necessarie per accedere ai canali disponibili.

In tempo di crisi il nostro impegno è quello di non aumentare la pressione fiscale locale e riequilibrarla con un’ottica sociale facendo pagare di più a chi più ha. La stessa IMU va modulata in modo da ridurre al minimo possibile l’impatto sulla prima casa e i redditi medio-bassi.

Un corretto funzionamento dei servizi comunali è nei fatti un sostegno alle persone e alle famiglie. In particolare si dovrà guardare a una politica delle tariffe che consideri il rapporto tra reddito e carico familiare; a un sistema di servizi capace di alleviare il peso di cura di parenti in condizioni di disabilità e non autosufficienza; alla possibilità di sostenere genitori separati con ridotte capacità economiche, la cui condizione è spesso aggravata da gravi disagi psicologici. Il Comune deve fornire sostegni diretti a chi sta perdendo il lavoro, con la riduzione delle tariffe degli asili nido, assistenza domiciliare, bollette dell’acqua e dei rifiuti, affitti di case popolari, agevolazioni per i trasporti pubblici.

Nell’immediato si istituisca un fondo sociale per l’emergenza, con sussidi e microprestiti per i più colpiti dalla crisi.

Il nostro welfare municipale era già molto al di sotto di ciò che mettono a disposizione le città delle regioni più avanzate del paese ma l’impatto dei tagli di Berlusconi e Monti rischia di cancellare quel poco che c’è. Parlare di potenziamento di servizi per bambini, anziani o disabili rischia di essere una presa in giro se non si battono quelle politiche che affrontano la crisi tagliando lo stato sociale.

Le politiche sociali vanno costruite insieme all’associazionismo, al volontariato, alle organizzazioni sindacali, agli operatori.

Vanno sostenute tutte le iniziative che funzionano, dalla mensa Don Bosco all’ufficio disabili del Comune.

I tagli governativi e la crisi impongono di concentrare le risorse sui servizi sociali e la solidarietà, non certo per alimentare gli sprechi clientelari o far fare affari agli imprenditori che “sponsorizzano” la politica.

UN COMUNE SOSTENIBILE, ETICO E SOLIDALE

L’amministrazione comunale deve promuovere e praticare la finanza etica, il consumo critico e responsabile (favorire le imprese con certificazione sociale e ambientale, non accettare come sponsor imprese dai comportamenti scorretti), l’eco-bilancio, la diminuzione dell’impronta ecologica, sostenere l’economia solidale (sostegno ai mercati degli agricoltori locali e biologici, ai Gas, alle banche del tempo), promuovere e praticare lo sviluppo solidale (cooperazione decentrata con progetti di microcredito, il commercio equo, il turismo responsabile), la pratica della pace (corpi civili di pace, la conoscenza delle varie culture e la convivenza dei popoli).

Vanno particolarmente sostenute le attività di contenimento del prezzo dei prodotti di uso quotidiano in collaborazione con l’associazionismo locale attraverso gruppi di acquisto solidale e popolare e la filiera corta con i produttori agricoli. Presenteremo un progetto per trasformare le aree verdi e inedificate interstiziali e residuali nel disordinato tessuto cittadino in orti urbani o impianti sportivi di vicinato (basket, skatepark, calcetto, ecc.).

Bisogna attivare un percorso di Last minute market per il recupero di prodotti alimentari non raccolti e/o non venduti per ridistribuire e trasformare in risorsa lo spreco alimentare.

Il Comune deve valorizzare un’economia radicata nel territorio con un legame stretto fra la città e le campagne, favorendo il consumo di prodotti filiera corta e a “chilometri zero” con più mercati locali e reti di economia solidale. Deve inoltre incentivare la politica virtuosa  di “Acquisti verdi” per tutti gli uffici e le attività dell’amministrazione comunale.

LA CULTURA

La politica culturale del Comune non può limitarsi al finanziare “eventi”, e comunque anche in questo caso si può fare molto meglio promuovendo eventi che portino gente a Montesilvano non che la fanno scappare. Il cosiddetto teatro del mare è sovente luogo dove si consumano terribili delitti contro il buon gusto. Migliorare l’offerta di eventi è sicuramente doveroso. Però non basta. Occorre coinvolgere attraverso le modalità del bilancio partecipato e forum permanenti tutti coloro che operano nel campo dell’istruzione, della cultura, dell’arte, dello spettacolo nella ridefinizione della politica culturale del Comune. A Montesilvano siamo quasi all’anno zero e che la politica culturale sia tutta da ridefinire in termini di spazi, regolamenti, iniziative, programmazione. Un’amministrazione comunale deve attivare azioni positive per la crescita e la valorizzazione del tessuto culturale. Prima di tutto può suscitare un contesto che favorisca l’attivazione di energie, entusiasmi, capacità creative, progettualità. La città deve diventare un cantiere di produzione di cultura e di socialità, mettendo a disposizione una rete di spazi, per laboratori teatrali, video, cinema, sale prova per gruppi musicali, fotografia, mediattivismo, seminari, conferenze, ecc. Dobbiamo investire sul sapere, l’intelligenza e la  socialità. Non condividiamo la proposta di Di Mattia di adottare il principio dell’Equity, ossia aiuto da parte dell’ente solo a chi parteciperà anche con mezzi propri ai progetti ed eventi. Se diventasse la regola escluderebbe e penalizzerebbe proposte nuove e giovani o chi non ha risorse ma magari idee eccellenti. Tutta la storia del rock’n’roll e dell’arte contemporanea dimostra che le cose migliori sono venute fuori da gente che non aveva una lira. Semmai il comune deve mettere su un ufficio che supporti associazioni e cittadini – soprattutto ma non solo giovani – per il reperimento di  fondi nazionali, regionali e comunitari. Questa città ha lasciato chiudere il cinema Diana e quello all’aperto però ospita la prima multisala dell’area metropolitana. Proponiamo l’istituzione di un ufficio cinema comunale che a partire da un progetto rivolto alle scuole sviluppi rassegne e progetti. La difesa della scuola pubblica è un elemento fondamentale per una comunità che intende investire nel futuro. Per questo ci siamo opposti alle pseudo-riforme della Gelmini. Il Comune dovrebbe promuovere un “patto” tra ente locale, mondo della scuola, organizzazioni sindacali per individuare priorità e per fare in modo che le scelte ministeriali abbiano un impatto ridotto sulla qualità della scuola e sull’organizzazione delle famiglie. Va esercitata costante pressione sulla Provincia per la conclusione dei lavori del Liceo Scientifico che dovrebbe diventare un polo culturale per tutta la città (attualmente la sala pubblica più grande a Montesilvano – quella del Comune – contiene 50 persone). La creatività giovanile è una risorsa non un problema di ordine pubblico: per questo proporremo un regolamento per i writers con l’individuazione dei luoghi della città dove poter fare graffiti.

DIRITTI CIVILI E LAICITÀ 

Montesilvano vogliamo che sia una città europea. Il riconoscimento dei diritti civili e dei principi di laicità non può essere sacrificato sull’altare dell’accordo con forze politiche conservatrici e cinicamente oscurantiste come l’UDC. In considerazione del crescente affermarsi di legami affettivi e di vita stabili estranei all’istituto del matrimonio, è doveroso che l’Amministrazione Comunale si attivi perché siano riconosciuti anche ai cittadini che scelgono queste unioni i diritti costituzionali attinenti alla dignità ed alla libertà della persone, contrastando ogni forma di discriminazione, in particolare quelle riferite agli orientamenti sessuali. Per questo l’amministrazione dovrà impegnarsi a promuovere la parità e a contrastare le discriminazioni affermando sia i diritti che i doveri connessi al riconoscimento di una convivenza stabile. Questo è il senso della nostra proposta di istituire il Registro delle unioni civili. L’amministrazione comunale dovrebbe aderire alla Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere e in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia organizzare adeguate iniziative in tale ricorrenza nelle scuole e in città. Vanno promosse campagne di sensibilizzazione e formazione rivolte al personale comunale ed all’opinione pubblica contro omofobia, transfobia e discriminazione. Va avviato un rapporto di collaborazione con le associazioni LGBT. Superando oscurantismi integralisti c’è  bisogno di maggiore impegno rispetto all’informazione, prevenzione e cura dell’HIV e delle altre malattie a trasmissione sessuale, mediante campagne di comunicazione mirate ai diversi target, distribuzione di profilattici anche in ambito scolastico, interventi informativi a tutti i livelli contro il pregiudizio e la discriminazione delle persone affette da HIV. Come in tanti altri comuni italiani proporremo l’istituzione di un registro dei testamenti biologici affinché  sia possibile depositare le proprie volontà sui trattamenti di fine vita.

Nostra patria è il mondo intero. Montesilvano è una città meticcia. Gli immigrati sono soltanto gli ultimi arrivati. Purtroppo le amministrazioni comunali che si sono succedute non hanno affrontato adeguatamente il fenomeno e i neofascisti cercano di fomentare l’intolleranza e il razzismo. Anche in questo campo c’è bisogno di sinistra. Il comune deve istituire un FORUM DEI MIGRANTI per costruire insieme politiche efficaci di cittadinanza. Nessuno si deve sentire straniero. Sono vittime di violazioni dei diritti umani le prostitute, i minori dediti all’accattonaggio, e soprattutto i lavoratori sfruttati dalle organizzazioni criminali e da spregiudicati imprenditori. Il Comune dovrà mettere in campo tutti gli strumenti necessari per contrastare questi fenomeni di vero e proprio sfruttamento umano, dal lavoro nero allo sfruttamento della prostituzione, dall’accattonaggio dei bambini al lavoro minorile. D’altronde la demagogia sulla SICUREZZA (sempre condita da uno sfondo più o meno razzista) è stata per anni il cavallo di battaglia della destra. Il bilancio è un fallimento completo a livello locale e nazionale. Anche a Montesilvano se la Musa propone di chiedere aiuto a carabinieri e finanzieri in pensione (di nuovo le ronde?), l’altro candidato di centrodestra Maragno reitera proposte già richieste da Cantagallo e Cordoma da tempo come il commissariato di polizia (cosa assai difficile perché a Montesilvano c’è la compagnia dei carabinieri) o togliere l’agibilità agli appartamenti dove si esercita la prostituzione (trovata pubblicitaria del sindaco di centrodestra di Silvi già bocciata dal TAR ma evidentemente lui e Cordoma non lo sanno). La realtà è che la stagione dei sindaci sceriffi non ha prodotto nulla (a Montesilvano poi!). I Comuni dovrebbero innanzitutto garantire ciò che è di loro competenza: cosa che l’amministrazione Cordoma-Musa-Maragno non ha fatto. Per esempio i vigili urbani sono sotto organico, non ci sono ufficiali tranne il comandante e il tutto è da addebitarsi a un concorso taroccato finito davanti ai giudici. Raggiungendo il ridicolo di spendere soldi per armare i vigili senza avere l’organico per garantire i servizi. Invece di fare demagogia bisogna vigilare sulle infiltrazioni della criminalità organizzata e il riciclaggio e per questo riteniamo fondamentale che l’amministrazione comunale intraprenda una costante collaborazione con l’associazione Libera di don Luigi Ciotti.

Bisogna pensare anche a scelte di rivitalizzazione di aree della città che portino vita sociale e aggregazione. Per esempio noi pensiamo che da troppi anni si continua a recuperare senza individuare una funzione pregiata la ex-colonia della STELLA MARIS. Noi proponiamo che venga destinata a “Casa dello studente”, struttura residenziale per studenti universitari che a Pescara non c’è mai stata. In tal modo la gestione e i lavori potrebbero essere finanziati dall’ADSU (Azienda per il diritto allo studio) e dalla Regione. Durante i mesi estivi, come accade in tutta Europa, potrebbe funzionare come Ostello offrendo una disponibilità ricettiva low cost per il turismo giovanile che attualmente non c’è. La presenza di centinaia di studenti rivitalizzerebbe la riviera anche durante i mesi invernali e sicuramente porterebbe all’apertura di attività nei dintorni.

Vogliamo che MONTESILVANO divenga una CITTÀ AMICA DEGLI ANIMALI

La nostra piattaforma di azioni concrete e fattibili deriva dall’impegno con e nelle associazioni animaliste e crediamo corrisponda a una sensibilità sempre più diffusa nella cittadinanza:

- Creazione di una Consulta comunale delle associazioni del volontariato animalista;

- Emanazione di un Regolamento Comunale e creazione di un ufficio per la tutela degli animali;

- Applicazione delle norme per la prevenzione del randagismo e realizzazione di un canile e gattile comunale da dare in gestione ad una Associazione protezionista operante sul territorio che si impegni ad attuare forme di incentivazione all’adozione da parte dei privati degli animali ospitati per far sì che i rifugi diventino dei veri Centri Adozione;

- Organizzazione di campagne informative ed  educative per incentivare la sterilizzazione degli animali domestici di proprietà e l’adozione responsabile nei canili con la collaborazione delle associazioni;

- Realizzazione di aree di sgambamento per i cani nelle varie zone della città;

- Divieto di attendamento sul territorio comunale di spettacoli itineranti con animali al seguito o che offrano animali come premi di giochi e lotterie;

- Tutela degli animali selvatici ospiti nella città e lotta ai bocconi avvelenati

- Corsi di aggiornamento  e creazione di una specifica sezione tutela animali della Polizia Municipale;

- Inserimento nel capitolato d’appalto per la gestione delle mense scolastiche dell’alternativa vegetariana.

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Ci battiamo per una città più giusta e vivibile; una comunità, un territorio ove l’uso delle risorse naturali ed economiche sia fondato sul principio di solidarietà ed i processi decisionali siano basati sulla partecipazione diretta dei cittadini. Se ci sarete, ci saremo.

Ladri niente, facciamo di MONTESILVANO un bell’ambiente

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